Quale reputi sia stato l’elemento determinante del vostro successo? L’assenza di una formazione professionale specifica. Non sono un enologo. Ma proprio questo mi ha reso facile fare scelte diverse, poco ortodosse e vicine alle caratteristiche della mia terra e di Furore, dove ho salvaguardato i vigneti che crescono in verticale sulle pareti di roccia e creano un paesaggio di terrazze coltivate unico al mondo.
A cosa ti riferisci? Mantenere in vita questo sistema significa mantenere attivi i contadini che ci danno l’uva offrendo un assistenza e un trattamento economico che li spinga a rimanere negli appezzamenti. Solo così la terra e gli uomini sopravvivono, creando per loro opportunità economiche e preservando i vitigni originali che sono il nostro vero tesoro.
Prima mi accennavi qualcosa sui vostri vitigni e li hai definiti vitigni storici e non autoctoni, perché? Perché i vitigni che coltiviamo sono ceppi che hanno in media almeno 80 anni, qualcuno addirittura centocinquanta, ma non sono nati qui, sono stati importati in epoche antiche. Con i millenni sono diventati i vitigni della Costa d’Amalfi e la certificazione DOC legata al territorio li rende unici, come il vino che produciamo.
Quali sono le caratteristiche dei vini di Marisa Cuomo? “Un vino appassionato che sa di roccia e di mare”, questo scrisse l’enologo Gino Veronelli nel recensire il Fiorduva, probabilmente il vino che meglio ci rappresenta: colore dorato, intenso e con riflessi verdognoli. I profumi sono quelli della Costiera: ginestra, sentori di miele, frutti esotici e di albicocca passita.